Al Mercanteinfiera di Parma i “Fortissimi” della boxe protagonisti grazie a Massimo Cutò

Anche quest’anno,  come da molti anni, a Parma si sta svolgendo Mercanteinfiera (dal 4 al 12 marzo), appuntamento tradizionale dell’ antiquariato, dove partecipano espositori provenienti da tutta l’Europa. Una città nella città dove sotto lo sguardo incuriosito di migliaia di visitatori si fa riscoprire un passato più o meno remoto in tutti i campi. Quest’anno la boxe ha avuto il suo ruolo da protagonista in una mostra collaterale curata da Massimo  Cutò, autore del libro “”Fortissimi”, edito da Lanieri. I protagonisti sono personaggi, che attraverso il loro coraggio e la loro forza sfidano il destino, come emigranti, per trovare lo spazio per sopravvivere e affermarsi. Il ring ancora una volta diventa la metafora della vita: c’è chi vince e c’è chi perde. In questa incredibile raccolta ci sono quattro personaggi che hanno avuto la parte di protagonisti della loro epoca, ma che, anche grazie a questa mostra, diventano protagonisti attuali lanciando persino una sfida al futuro. La tradizione ha la sua forza, difficile da estirpare soprattutto nelle nostre conoscenze e nei nostri pensieri. I personaggi, protagonisti grazie a Massimo Cutò, sono tre grandi campioni di pugilato e uno di wrestling, Bruno Sammartino, con sangue abruzzese. La boxe ha in Leone Jacovacci, Primo Carnera e Nino Benvenuti, tre tappe che abbracciano il “Novecento fino ad arrivare” alla nostra epoca.

Leone Jacovacci nato nel 1902 da un ingegnere romano, emigrato nel Congo, e da una principessa, figlia di un capo tribù, fu bersaglio dei pregiudizi razziali. La sua vita è un romanzo che trovò la svolta: riconosciuto come cittadino italiano, dopo una serie di vittorie, si presentò allo Stadio Nazionale per affrontare Mario Bosisio in un incontro valevole per l’europeo dei medi, davanti a 40mila spettatori. In pratica si affrontarono un nero e un bianco, un romano e un milanese. Vinse Jacovacci, ma il regime di allora lo osteggiò per il colore della sua pelle. Morì d’infarto a Milano, quasi dimenticato. Fu il sociologo Mauro Valeri, prematuramente scomparso, a ridargli il giusto valore come uomo e campione. Il libro “Nero di Roma” è stato anche lo spunto per un docufilm di Tony Saccucci con il titolo “Il pugile del Duce”, che venne tra l’altro proiettato al Parlamento Europeo nel 1917.

Primo Carnera era nato a Sequals nel 1906, da famiglia povera, emigrò giovane in Francia, dove per vivere fece i lavori più umili fino a quando, esibendosi in un Circo, fu notato per il suo fisico eccezionale, da un organizzatore che lo fece combattere in Francia, Germania e Inghilterra, nazioni dove la boxe aveva gran pubblico. Poi anche lui come molti altri s’imbarcò in America. Ebbe subito successo superando ogni ostacolo fino ad arrivare nel 1933 alla conquista del titolo mondiale dei massimi, la categoria più prestigiosa di sempre. Primo era il suo nome e fu il primo italiano a conquistare il mondiale, un destino nel nome. Lo soprannominarono “la montagna che cammina”. Difese il titolo dall’assalto del basco Paulino Uzcudum a Roma in una Piazza di Siena gremita, i 60mila spettatori dichiarati forse non gli rendono giustizia. A differenza di Jacovacci gli furono tributati grandi onori e Benito Mussolini lo volle con lui sul balcone di piazza Venezia di fronte ad una folla entusiasta. Perderà il titolo ad opera di Max Baer, una sconfitta che non attenuò la sua popolarità. Si diede al cinema, tornò in America dove condusse una vita agiata, ma pochi giorni prima di morire fece ritorno in Italia nella sua Sequals nel 1967. Il suo nome e cognome divenne sinonimo di forza.

Nino Benvenuti, nato nel 1938 a Isola d’Istria, è forse il più grande di tutti. Ha vinto tutto quello che c’era da vincere, dalle Olimpiadi fino al titolo mondiale dei medi, in una famosa trilogia con Emil Griffith, che rimarrà nella storia, della boxe. Nato ad Istria, passata nel dopoguerra alla Jugoslavia, ha dovuto lasciare la sua terra con i genitori per trasferirsi a Trieste. Avviato alla boxe fin da ragazzino dimostrò subito qualità innate. La sua boxe fu definita un’opera d’arte, alle Olimpiadi di Roma nel 1960, fu scelto come miglior pugile del Torneo, dove tra l’altro si esibì anche un giovanissimo Cassius Clay. Nino, 84 anni, è stato anche attore, commentatore sportivo, ma soprattutto è tutt’ora un personaggio pubblico che rende orgogliosa la nostra Nazione insieme ad altri grandissimi campioni, che hanno scritto pagine memorabili del nostro sport.

MOSTRA

Nella mostra sono esposti grandi manifesti cinematografici storici ed evocativi, che esaltano l’idea della forza e ripercorrono l’epopea dei muscolari nell’immaginario collettivo: dai film di Maciste, il camallo genovese Bartolomeo Pagano che diventò la star del kolossal Cabiria (1914) e di Maciste alpino (1916) giustiziere dagli austriaci nella prima guerra mondiale, ai film mitologici – i cosiddetti peplum –  con Ercole e Ursus protagonisti negli anni ’60. Sono rappresentati anche i lati oscuri della ribalta: la vita amara e violenta dei lottatori nelle fiere, raccontata da Fellini in La strada (1952) con Anthony Queen nel ruolo del forzuto ambulante Zampanò e Giulietta Masina ingenua Gelsomina. Ci sono anche cimeli rari: la cintura di campione del mondo conquistata in America nel 1963 dal wrestler Bruno Sammartino; fotografie originali d’agenzia in bianco e nero, ritratti caricaturali, manifesti, quaderni di scuola e fumetti ispirati a Primo Carnera; le foto di famiglia e l’album dei ricordi di Leone Jacovacci, con i ritagli dei giornali e l’elenco dei match da lui diligentemente annotati; locandine degli incontri di Nino Benvenuti e l’enorme cartellone di Vivi o preferibilmente morti, spaghetti-western diretto nel ’69 da Corbucci e girato con l’amico Giuliano Gemma. Poi gli attrezzi del mestiere: guantoni da boxe, colpitori, maschere di cuoio e un sacco di sabbia sistemati nel ring al centro della mostra, mentre su uno schermo vengono proiettate le immagini dei quattro campioni in azione.

L’autore Massimo Cutò

Curatore della mostra è Massimo Cutò, nato a Pescara nel 1957. Vive a Bologna dove ha studiato e percorso la sua carriera di giornalista: da redattore de Il Resto del Carlino a vicedirettore del Quotidiano Nazionale. Scrive su La Voce di New York online. E’ l’autore del libro che si intitola Fortissimi per l’editore Ianieri. Da più di trent’anni raccoglie documenti storici dell’emigrazione italiana, con particolare attenzione a quella transoceanica. Il materiale in mostra appartiene in massima parte alla sua collezione, con il prezioso contributo della famiglia di Mauro Valeri, del Comune di Pizzoferrato, dell’avvocato Laura Azzoni e della signora Luisa Dagmar Maschino.